PORTO

 

di Stefano Milano

 

 

«Blues is number one, but we’re playing rock’n’roll!». È Jon Spencer a urlarlo mandando in distorsione le casse, mentre la sua Blues Explosion deflagra nelle orecchie di centinaia di portuensi che affollano il fumoso Hard Club. La sua è una frase che, involontariamente, descrive l’afflato che anima Porto e chi la vive: la storia e le tradizioni permeano ogni singolo azulejo, ma la città è nel bel mezzo di un percorso di trasformazione che, dopo vent’anni, la sta plasmando e vivacizzando.

Proprio l’Hard Club ne è una prima dimostrazione: questo centro polivalente per le arti occupa in pianta stabile il Mercado Ferreira Borges, struttura in vetro e ferro color rubino che domina la Casa do Infante e uno dei principali accessi del centro storico alle sponde del Douro. Il mercato coperto è stato costruito a fine Ottocento per sostituire il secolare Mercado da Ribeira, ma i portuensi non hanno mai accettato di trasferirvi le proprie attività e l’edificio è rimasto senza utilizzo stabile per duecento anni. Oggi ospita esposizioni di arte contemporanea, tour internazionali e i migliori DJ d’Europa.

Le trasformazioni urbane sono evidenti anche lungo direttrici più strutturali: la viabilità sotterranea e la modernissima metropolitana sono finalmente realtà e la flotta di mezzi di superficie è stata rinnovata con veicoli green. Le sole tre linee dei caratteristici tram historicós che ancora si arrampicano su e giù per i tortuosi saliscendi cittadini sono ormai destinate quasi esclusivamente ai turisti.

E poi c’è la rinascita architettonica e urbanistica. Grandi architetti come Álvaro Siza Vieria e Rem Koolhaas hanno firmato il Museu de Arte Contemporanea e la futuristica Casa da Música (la sala da concerto della città), il Pálacio de Cristal e, immersa nel verde dei suoi giardini, la biblioteca multimediale intitolata ad Almeida Garrett, il più famoso poeta cittadino. Il rinnovamento dell’ultimo ventennio ha ridisegnato, distendendola, anche la topografia: Boavista fa da cesura tra il centro storico e la nuova Porto, proiettata verso nord-ovest e l’oceano Atlantico; il quartiere che circonda la foce del Douro e soprattutto l’elegante Matosinhos e le sue spiagge sono il controcanto contemporaneo ai decadenti edifici di Ribeira e all’art déco di Bolhão e Aliados, pur non avvicinandosi al loro fascino.  

Modernità che avanza senza voltare le spalle alla tradizione: un cambio di paradigma che ben si confà al carattere schivo, fiero e operoso dei portuensi, soprannominati tripeiros dai “rivali” lisboetas. L’impressione è che Porto, considerata il motore economico del Portogallo, inizi a godersi quanto faticosamente ha guadagnato e che la città stia lentamente conquistando visitatori e opportunità.

Come ogni grande modernizzazione, tuttavia, anche quella di Porto ha – letteralmente – i suoi angoli bui, che però non fanno che enfatizzare l’incanto di questa città. I vicoli più veri e suggestivi di Cais da Ribeira, che dal molo lungo il fiume s’inerpicano verso il centro nobile della città, sono in buona parte disabitati e abbandonati a loro stessi, a differenza degli approdi che li sovrastano: la cattedrale e il suo Pelourinho rococò, la stazione di São Bento, le facciate liberty del quartiere Aliados e la Torre dos Clérigos. A due passi da quest’ultima, in Rua Carmelitas 114, c’è la libreria più famosa del Portogallo (e la terza più bella del mondo, secondo il “Guardian). Inaugurata nel 1906, Lello & Irmão non solo ha scaffali zeppi di buone letture e libri d’arte, ma è uno dei luoghi più sorprendenti di Porto. Oltrepassata la facciata neogotica del palazzo che la ospita, si aprono interni degni di un castello: una scala a chiocciola laccata di rosso che sale al piano superiore, un lucernario con mosaici di vetro che raffigurano ex libris e arredi e soffitti intagliati in legno brasiliano sucupira.

Porto è senza dubbio da scoprire a piedi, anche se è una città faticosa, fatta di brusche salite e grovigli di stradine. Ma c’è un percorso che, tutto in discesa e in poco più di un chilometro, trafigge e svela il cuore più autentico del centro storico e le sue diverse anime. Sbucando dalla fermata Bolhão della metropolitana, la meravigliosa facciata di azulejos azzurri della Capela das Almas accoglie chi arriva in città. Da lì si srotola la dolce discesa di Rua de Santa Catarina, con i suoi negozi e caffè, come il sontuoso Majestic, i cui specchi alle pareti e marmi verdi ancora conservano l’atmosfera degli anni Venti, quando ad affollarlo erano artisti e scrittori. Santa Catarina sfocia tra i tanti e affollati dehors di Praça Batalha, dove prendere fiato e respirare l’aria salmastra prima di affrontare le vertiginose Escadas do Codeçal. Questa scalinata sghemba, punteggiata di lavatoi in disuso e affacciata sul Douro, interseca il maestoso ponte ferrato Dom Luis I, che lambisce minacciosamente i tetti degli edifici.

Giunti al fondo si aprono due degli itinerari turistici più suggestivi lungo le rive del Rio Douro, costellate di barcos rabelos, le tradizionali imbarcazioni dal fondo piatto usate per il trasporto del vino sul fiume. Su una sponda c’è Cais da Ribeira, dove i tanti ristoranti (che nel weekend si gonfiano di turisti) non intaccano l’atmosfera genuina, con i bambini che scorrazzano in bicicletta e il profumo del bucato steso dalle case che accarezza chi passeggia lungo il molo.

Sulla sponda opposta c’è invece Vila Nova de Gaia: qui hanno sede 60 cantine dei più famosi produttori di vinho do porto. In una ventina (Sandeman, Calém, Croft, Taylor’s, Graham’s, Cruz e molte altre) è possibile farsi guidare tra le botti, conoscere i segreti della fermentazione del famoso vino liquoroso e degustarlo nelle sue diverse e pregiate varietà, in base all’invecchiamento (ruby, tawny, aged tawny, LBV, vintage; il bouquet di quest’ultimo è intenso anche dopo 100 anni). Perdersi tra le cantinas e i saliscendi di Vila Nova, un po’ barcollanti, vale un pomeriggio…

Una mattinata perfetta, invece, è da trascorrere tra le vie che si diramano dalla centralissima Praça da Libertade. Lungo Rua Formosa s’incontrano due negozi caratteristici: A Pérola do Bolhão (con la sua facciata art déco e i banchi zeppi di bacalão, salsicce, olive, frutta secca e vini del nord) e la Confeitaria do Bolhão (affollatissima pasticceria-panetteria). Di fronte a quest’ultima si schiude il Mercado do Bolhão, protetto da una struttura in ferro battuto. Le sue bancarelle – un’istituzione matriarcale, perché gestite quasi esclusivamente da donne – racchiudono il meglio dei prodotti del territorio della valle del Rio Douro: formaggi, pane, carni affumicate, frutta, olive, fiori, pesce dell’Atlantico e galline che razzolano. Ma, soprattutto, custodiscono un’autenticità che, fedele al famoso orgoglio portuense, in nessun modo scende a compromessi con la vocazione cosmopolita che a capital do norte sta conquistando.

 

 

 

BOX

 

Il viaggio

Porto si sta aprendo sempre di più al turismo del weekend e si raggiunge low-cost con Ryanair (da Orio al Serio, Roma Ciampino e Pisa) e con EasyJet (da Milano Malpensa): prenotando con un paio di mesi d’anticipo si vola A/R con 50 euro. Da tener d’occhio anche le offerte (da Malpensa) di TAP Portugal. Lo spostamento dall’aeroporto al centro con la metropolitana (linea viola) costa 2,40 euro (in 40 minuti).

 

Dormire

Le sistemazioni in centro e lungo il Douro sono moltissime e con prezzi a partire da 50 euro per una doppia. Alcuni buoni approdi: Hotel da Bolsa (hoteldabolsa.com), Pensão Duas Nações (duasnacoes.com), Residencial Rex (Praça da República), Pensão Astoria (Rua Arnaldo Gama). Consigliatissima Casa dos Guindais (en.guindaisbooking.com): antica casa in pietra modernamente ristrutturata e con alcuni studios con patio, affacciata sulla Ribeira e a due passi da tutte le principali mete.

 

Mangiare

Ribeira e il centro offrono un’ampia scelta di locali per tutte le tasche che servono pesce (da accompagnare rigorosamente con vinho verde) e ottime specialità portoghesi: dall’onnipresente bacalão ai francesinhas (straripanti sandwich con vari tipi di carne), fino ai molti dolci (fatias, natas, coraça) e al piatto tipico: tripas a moda do Porto. Gli abitanti della città vengono infatti chiamati tripeiros; sull’origine del soprannome esistono varie ipotesi: una è che durante le invasioni dei Mori i portuensi riuscirono a sconfiggerli cibandosi di trippa e offrendo la carne al nemico, che si ritirò pensando che la città avesse abbondanti provviste e potesse resistere anni. Un’altra versione attribuisce l’appellativo all’usanza della popolazione di mangiare le interiora e conservare la carne sotto sale per le lunghe spedizioni marittime.

Alcuni ristoranti tipici: A Canastra da Ribeira (Cais da Ribeira), O Gancho (Largo do Terreiro), O Escondidinho e O Tripeiro (entrambi in Rua Passos Manuel).

 

 

In rete

Per tutte le informazioni sulla Cidade Invicta (così chiamata perché, dalla sua fondazione nel V secolo, non è mai stata sconfitta militarmente, né dalle invasioni dei Mori, né dalle truppe napoleoniche) c’è il sito dell’ufficio del turismo (portoturismo.pt), molto completo. Per l’agenda degli eventi: agendadoporto.pt e portoxxi.com. Giugno è il mese perfetto per visitare Porto, e non solo per frequentare le spiagge sull’Atlantico: il 24 i festeggiamenti per il patrono São João invadono la città, per la festa tradizionale più importante del Portogallo. Per le info e le ultime news sul cast del festival Primavera Sound: optimusprimaverasound.com.

 

 

Box con foto

Optimus Primavera Sound a Porto

Una delle dimostrazioni più evidenti che Porto sta diventando una meta sempre più en vogue nel panorama europeo è ciò che accadrà dal 7 al 10 giugno al Parque da Cidade. Non a caso, infatti, uno dei festival estivi più cool – il Primavera Sound di Barcellona – ha raddoppiato, aggiungendo per la prima volta una tappa sulle rive del Douro. Il cast è ricchissimo: dai riformati Afghan Whigs alla presentazione di Biophilia di Björk, fino all’imprevedibile psichedelia dei Flaming Lips e a certezze come Yo La Tengo e Death Cab for Cutie, e poi Rufus Wainwright, M83, The xx, Yann Tiersen, Suede, Wilco e moltissimi altri ancora, comprese incursioni nei territori della musica elettronica.